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L’attuale metodo di giudizio FPA presuppone 3 categorie definite:
Difficoltá – Esecuzione- Impressione Artistica. Ad ogni categoria viene assegnato il medesimo punteggio 0/10, su cui i giudici devono determinare la propria votazione.
Comincerei l’analisi proprio da questo punto. Pur riconoscendo per prima l’assoluta valenza e completezza del freestyle rispetto ad altre discipline, per la parte artistica dello sport, l’eleganza, la scelta delle musiche, ecc. resta comunque indiscutibile il fatto che la vera differenza la faccia la parte ìdifficoltáî. Non amo le competizioni ìshredî, perché tolgono parte del fascino al freestyle, e riducono pertanto la parte emozionale degli esercizi, la scelta del particolare, delle co.op, dell’esercizio articolato e che diventa un tutt’uno con la musica. Ma ritengo che la difficoltá debba avere, in una gara, un valore aggiunto rispetto al resto.
Pertanto, la prima cosa che cambierei Ë il ìpesoî del punteggio ìdifficoltáî rispetto alle altre categorie. Potrebbe essere un 50% di valore difficoltá e 50% le altre categorie.
Analizzando i fattori, ci si rende subito conto che, effettivamente, lasciando il 33,33% di peso ad ogni categoria, un esercizio ìpulitoî, senza errori e con un livello medio di difficoltá vince su un esercizio pulito, con un errore ma con un livello di difficoltá altissimo. CiÚ, in termini puramente teorici, puÚ spingere un team a ìstabilizzareî il proprio livello di difficoltá e non spingersi oltre, non rischiare molto. In sintesi, a crescere in maniera molto limitata.
Ma se si ritiene il freestyle uno sport, bene, allora sportivamente non Ë con la sola esecuzione ed impressione artistica che si puÚ vincere, ma con la completezza del proprio percorso di crescita nell’ambito della complessitá degli esercizi.
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