Paganello 2005: Gli Interpreti Principali – 2

Antonio Cusma’ Piccione

Antonio Cusmá Piccione, insomma, Ë un nome importante.

Voglio dire, quanti di noi hanno un doppio cognome, di cui uno con accento?

Bisogna saperlo portare, un cognome cosÏ.
E si possono fare 2 scelte.
Dirsi: con un cognome cosÏ minimo minimo mi devo laureare alla Bocconi, farmi un master in scienze della comunicazione orientale (chissá se esiste) e menarmela con mega-cellu-sat-pho-video-xband, giacca Armani ecc.

O dirsi: io corro.

Antonio Cusmá Piccione ha deciso di correre.

Oh, non come il vento. No. Macinando chilometri. Sentendo la fatica nei polmoni. Nel cervello. Sapore d’acciaio in bocca. Quella corsa che devi allenarti di brutto, oppure no, non puoi farcela.

Antonio Cusmá Piccione corre. E va nei parchi, quelli di Milano, che dopo la prime file di alberi, troppo vicini alle arterie stradali, fanno pensare ad un altro posto, qualcosa di pi˘ simile alla pace.

Nei parchi conosce gente, nomi che sanno di Milano, solo per non essere milanesi, ma trapiantati da generazioni, e lÏ incontra il frisbee. Non c’Ë bisogno di correre, ma di allenarsi, giocare.

Antonio Cusmá Piccione comincia a giocare a frisbee freestyle. Non Ë il suo sport, lui Ë un maratoneta. Quando ha tempo libero, allora va dagli altri, e riprende in mano il frisbee.

Passa il tempo. Passano gli amici. Cambiano i visi, ed anche le mode. Anche il freestyle cambia. Non Ë pi˘ solo vedersi al parco, Ë anche gare, tornei. Sport. Capita, cosÏ, di trovare un amico, e dirsi, ok, perché no, proviamoci. Cominciano cosÏ le gare, si presentano insieme, costruiscono routines, Antonio Cusmá Piccione e Andrea Meola. Arrivano, in una mattina che sa di finto per la chiarezza dei colori, in un paese che sa di finto, per il contesto fiabesco. Pondesdolf. Su un lago, al confine dell’est Europa, ad un passo da Vienna che perÚ neanche ci si immagina, da qui.

Antonio Cusmá Piccione gioca. E con il suo compagno raggiunge quello stato di grazia che qualche volta succede di raggiungere: feeling, massima concentrazione, un gioco perfetto? Piuttosto un gioco che entra dentro, a chi lo fa, e a chi lo guarda.

E l’inizio. Magari lui non lo sa, magari non capisce subito, Antonio Cusmá Piccione, che quella gara ha segnato una svolta. Ma cosÏ Ë stato. Lui, ed il suo compagno, giocano ancora, si allenano, crescono insieme. Altre gare. Altre vittorie. L’ultima, a settembre, li corona Campioni Europei.

E’ l’inizio di un nuovo sport. Corre, certo, (la corsa ti entra dentro, non la lasci cosÏ) ma adesso si ferma ore in un parco, per provare nuovi esercizi: quella passione ìplasticaî gli Ë entrata dentro.

Antonio Cusmá Piccione ha saputo portare bene il suo cognome.
Gli ha dato il giusto tributo.

Per noi meglio di cosÏ non si potrebbe portare, un cognome tanto ìnobileî.

Nessuno Ë ìnobileî quanto il nostro ìnobileî maratoneta con le treccine da rasta.

Il ìnostroî Piccio.